“Ottavio Amigoni 1606 – 1661”
a cura di don
Giuseppe Fusari, Museo Diocesano di Brescia, via Gasparo da Salò 13.
Mostra Prorogata fino al
14-04-2012. Info: tel. 030.40233.
La mostra è
dedicata a Ottavio Amigoni, importante pittore bresciano del 600, è stata curata
dal direttore del Museo Giuseppe Fusari ed è stata allestita in occasione del
350° anniversario della morte del pittore, nato il 16 ottobre 1601 a Brescia e
morto nella medesima città il 28 ottobre 1661.
Si tratta di un
artista che nel corso del Seicento dipinge molte pale d’altare per le chiese
bresciane, in località come Provezze, Cellatica, Roccafranca, Mompiano,
Quinzano d’Oglio, Lovere, Chiari, Zone, Bovegno, San Zeno Naviglio e
Verolanuova, dove lascia uno dei suoi capolavori: i “Misteri del Rosario”
eseguiti nel 1652. Ottavio Amigoni, dopo una formazione con influssi d’arte
bolognese e genovese, si avvicina alla cultura bresciana del Moretto e di
Pietro da Marone, precisamente negli anni Trenta.
In seguito,
lasciandosi alle spalle l’ormai superato manierismo che aveva recepito dal
maestro bresciano Bernardino Gandino, compie la sua maturazione in senso
barocco, e negli anni Cinquanta raggiunge un linguaggio maturo con tonalità
cromatiche più fredde e chiare. La mostra propone una quarantina di opere
dell’Amigoni, insieme ad altre di artisti a lui contemporanei, che ci aiutano a
ripercorrere la sua carriera in quella fucina artistica che era Brescia nel
corso del Seicento.
Siamo nel Secolo
del passaggio tra manierismo e barocco, durante il quale influssi emiliani e
soprattutto veneziani contribuivano alla formazione dei pittori chiamati a
lavorare nel territorio bresciano. Giuseppe Fusari nel 2006, scrivendo la prima
monografia su Ottavio Amigoni, definisce il pittore “Un piccolo e ozioso
ritardatario provinciale”, in quanto la sua maturazione barocca avviene in
ritardo rispetto all’ambiente che lo circondava. Infatti sul finire della
carriera mostra “il suo ultimo, estenuato tentativo di allinearsi in qualche
modo alla pittura del Seicento”. Malgrado tutto, l’Amigoni risulta un pittore
piacevole, da non far scivolare nell’oblio della memoria, perché la storia
dell’arte, specialmente quella provinciale, non è formata solo dai grandi
protagonisti.
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"Salita al Calvario" |
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