Sabato 22 Dicembre

Santa Messa in San Giorgio

Natale è vicino.
Sabato 22 Dicembre, alle ore 17.00, verrà celebrata in San Giorgio a Brescia una Santa Messa. 
Due soprani, Marina Cardilli e Camilla Ferrari, canteranno durante la funzione, accompagnate dal chitarrista Edo Baroni.

La bellissima "Natività" di Lorenzo Lotto,
ora conservata presso il Museo di Santa Giulia  a Brescia
I canti: ORA SO, QUI PRESSO A TE SIGNOR (Mozart), DULCIS CHRISTE (Michelangelo Grancini), DELL'AURORA TU SORGI PIU' BELLA, NAZARETH MORNING (Bay Ridge Band)

Dal 6 al 30 Dicembre

Una mostra molto interessante allestita dalla Sezione Architettura dell'Istituto Tartaglia-Olivieri".


da sabato 22 dicembre a mercoledì 9 gennaio 2013

Il polittico di Paroto viene riesposto in Duomo Vecchio dal 22 Dicembre al 9 Gennaio 2013

L'opera, acquistata dalla Fondazione CAB nel Luglio scorso a Londra, verrà riesposta in Duomo Vecchio durante il periodo delle feste natalizie.
Insieme al bellissimo polittico, i visitatori potranno ammirare la tradizionale esposizione di presepi che ogni anno viene allestita all'interno della Cattedrale (dal 17 Dicembre al 15 Gennaio).


Il polittico di Paroto arriva in Duomo vecchio
Il polittico del Maestro Paroto, acquistato lo scorso 4 Luglio dalla Fondazione Cab a Londra in un’asta di Sotheby’s, sarà esposto al pubblico in Duomo Vecchio da venerdì 19 Ottobre a domenica 11 Novembre.

Si tratta di un’opera che rappresenta un momento fondamentale nelle vicende artistiche del XV secolo nel nostro territorio ed è una delle poche cose conosciute di un maestro che è stato capostipite della dinastia dei Da Cemmo. Richiesta inutilmente in prestito nel 2002 in occasione della mostra di Vincenzo Foppa, è ritornata ora definitivamente a casa grazie alla determinazione della Fondazione Cab. Il polittico era collocato anticamente sull´altar maggiore della pieve di San Siro di Cemmo, dove rimase fino al 1852 quando fu venduto passando in diverse collezioni, prima a Milano, poi a Parigi ed infine a New York.
Nel corso di questi passaggi ha subito alcuni interventi: la superficie dipinta, che in origine era su tavola, è stata trasferita su tela, e le nove parti di cui si compone sono state racchiuse in tre cornici ottocentesche di gusto neogotico. Malgrado questi interventi, l´opera è arrivata a noi in buone condizioni. Vi sono raffigurati la Madonna con il Bambino, con il donatore inginocchiato ai suoi piedi, e i santi Stefano, Siro, Michele, Apollonia, Ludovico, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Agata; in origine, era completato da una cuspide in cui erano una «Crocifissione», oggi in collezione privata, e da altre due tavole con l´ «Angelo nunziante» e la «Vergine annunziata», delle quali si sono perse le tracce. Sul pannello centrale si poteva leggere nel XIX secolo una scritta dedicatoria in cui si affermava che era stata realizzata da Maestro Paroto su commissione, nel giorno di Pasqua del 1447, di Francesco Afro de Tervisio, arciprete della pieve di San Siro di Cemmo.

L’opera di Paroto sarà ospitata in Duomo Vecchio, grazie alla collaborazione della Parrocchia della Cattedrale e dell´ Ufficio diocesano per l´arte sacra e i beni culturali ecclesiastici. In seguito compirà un tour in Valcamonica. Dopo il ritorno a Brescia, si provvederà a trovargli una sede definitiva, probabilmente una chiesa, e, in primavera, si terrà una giornata di studi per approfondire la conoscenza di un’opera che ha ancora molto da svelare. Il Polittico verrà collocato all’inizio del presbiterio, in asse con la Rotonda, e sarà visibile fin dall’atrio d’ingresso. Grazie alla collaborazione con i volontari del Touring Club, che garantiranno la sorveglianza, sarà possibile la visita tutti i giorni, dalle 9 alle 18 (salvo durante le cerimonie liturgiche). L’ingresso è libero. (Fonte: Bresciaoggi del 16 Ottobre 2012)

Vedi anche: Il polittico e la Pieve di Cemmo http://aspassoperbrescia.blogspot.it/2012_07_01_archive.html

25 Novembre 2012

Tra i luoghi amati da Angelo Canossi

Anche il Touring Club Italiano vuole ricordare Angelo Canossi, poeta bresciano del quale ricorre quest’anno il 150esimo anniversario della sua nascita.
Passeggeremo tra piazze e strade del centro storico di Brescia, accompagnati da una guida che si soffermerà davanti ai luoghi amati e decantati dal poeta, L’itinerario avrà inizio in Piazza Paolo VI, si snoderà attraverso alcune vie del centro per poi concludersi in Piazzale Arnaldo.
Ripercorriamo brevemente alcune tappe della vita del “poeta della brescianità”: Angelo Maria Canossi nacque a Brescia il 23 marzo 1862. A partire dal 1914 iniziò a soggiornare a Bovegno in alta Valle Trompia, località che ispirerà gran parte della sua opera, e, sempre in quell'anno, comparve la sua prima raccolta di poesie in dialetto bresciano, alla quale fecero seguito altre opere dialettali di rilevante importanza. La sua opera riscosse un notevole successo e se il suo nome non ebbe una più ampia eco lo si deve principalmente alla difficile accessibilità del dialetto bresciano. Nel 1936 da Brescia si trasferì definitivamente a Bovegno. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita. Le sue composizioni furono raccolte in due volumi: "Melodia" del 1914 e "Congedo", pubblicato postumo nel 1944. Morì a Brescia, 9 ottobre 1943.
Leggiamo nella Prefazione di "Melodia e Congedo” di Aldo Cibaldi: "La vita che Canossi racconta viene narrata e proposta come spettacolo (…) Canossi è poeta dialettale non perché usa un dialetto, ma perché lo riscatta dal pericolo del costumismo e della cronaca provinciale, gli fa fare spettacolo perenne, valido oltre le barriere della provincia (...) ci sembra di vedere Angelo Canossi intento a spiare gli angoli più caratteristici della città come se ogni pietra gli avesse da narrare una vicenda ignorata (…) e provi l’impressione di aver percorso Brescia in una giornata di sole (…) che ti fa parere che le case, i rioni, la gente, i monumenti e le chiese, tutta la vecchia Brescia, trasandata e vivace, sia sempre vissuta con un volto arguto e burlone”.

Quando: 25 Novembre 2012, ore 14.45
Dove: Piazza Paolo VI, di fronte al Duomo vecchio

Info: segreteria@clubtouringbrescia.it, cell. 3664378715




Dal 31 Ottobre al 31 Marzo

“Terre di confine. Una necropoli dell'età del Ferro  a Urago d'Oglio”

I lavori di realizzazione dell’autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi) hanno portato alla luce nel territorio di Urago d’Oglio una piccola necropoli protostorica del V sec. a.C. La necropoli non rappresenta l’unico ritrovamento: circa 130 siti di interesse archeologico sono stati individuati tra il 2009 e il 2011, anni in cui sono stati effettuati gli scavi per la realizzazione dell’autostrada, in una zona della media pianura lombarda attraversata da terreni agricoli finora libera da costruzioni e assai poco indagata. La necropoli rappresenta quindi solo un piccolo, ma importante passo della futura musealizzazione di tutti i reperti che sono venuti alla luce.
L’interesse della scoperta è veramente notevole: la necropoli è riconducibile alla Cultura di Golasecca, ma è ubicata oltre il confine orientale tradizionalmente definito dagli specialisti. Si trova in prossimità di un tracciato fluviale importante quale è il fiume Oglio, al centro di vivaci rotte di scambio con varie culture: il mondo etrusco-padano, l’area veneta, il mondo alpino e l’area ligure. Una commistione culturale quindi che, nel caso specifico della necropoli, si riflette anche nella composizione dei corredi, espressione dell’incontro e della mescolanza di genti diverse, e nel rituale funerario misto, a inumazione e a cremazione.
La necropoli si estendeva su un’area di 6.400 mq, a pochi metri dal fiume Oglio, in località Cascina Giardina. E’ composta da sette tombe, di cui almeno quattro erano destinate a ospitare defunti molto giovani. Lo rivelano i ninnoli e i bicchierini conservati nelle fosse, piccoli oggetti che dovevano accompagnare il morto nell’aldilà, e che hanno dimensioni adatte più a un bambino che ad un adulto. E lo rivela poi la sorprendente scoperta di una tomba dove è stato ritrovato lo scheletro di una bambina.
L'allestimento è corredato da pannelli esplicativi e da disegni che illustrano le cerimonie funerarie praticate dagli abitanti dell'insediamento protostorico di Urago e rendono evidente l'uso di alcuni oggetti rinvenuti. Nelle teche sono sistemati i materiali ritrovati nelle sette tombe della necropoli in cui si è praticato un rito funerario misto, con cinque incinerazioni e due inumazioni in fossa. I corredi sono costituiti, oltre che da ceramiche, anche da braccialetti in bronzo e fibule, che servivano a chiudere i tessuti in cui venivano conservate le ceneri di chi veniva cremato. Nel corredo della bambina inumata sono stati ritrovati anche due incisivi di castoro, probabilmente usati come gioielli. Tra gli oggetti si notano un grande boccale, che fungeva da urna cineraria ed era chiuso da una ciotola posata capovolta con la funzione di coperchio, un'olletta caratterizzata da una decorazione a unghiate, disposte in sette file, caratteristica dell'area ligure, ritrovata in una tomba, da cui provengono anche un pendaglio a secchiello e una pinzetta in bronzo, entrambi impreziositi da un'elegante decorazione a occhi di dado, e un curioso oggetto per la pulizia delle orecchie.



La mostra, inaugurata il 30 Ottobre a Santa Giulia, è a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia in collaborazione con Comune di Urago d’Oglio, BreBeMi, Associazione “Al Castellaro”, Comune di Brescia, Santa Giulia. Museo della città. La mostra è stata allestita nella sala alla fine del percorso dell'Età Romana.  Resterà aperta fino al 31 Marzo 2013








27 Ottobre 2012

Tesori nascosti della pianura bresciana (1):
Quinzano d'Oglio
Visita alla pieve romanica, a San Rocco e alla parrocchiale di San Faustino, chiese ricche di storia e di pregevoli opere artistiche.
Sabato 27 Ottobre, ore 15
La Chiesa della Pieve
La chiesa della pieve di Quinzano, una tra le pochissime della provincia che conservi attorno a sé il cimitero primitivo, è probabilmente una delle prime chiese battesimali della bassa pianura al confine con l’Oglio ed ebbe un ruolo rilevante nel circondario soprattutto dal secolo XI: alla fine di questo secolo probabilmente risale la struttura originaria della costruzione romanica. Purtroppo fu più volte rimaneggiata nel tempo, ma ha conservato dell’edificio antico l’abside maggiore, caratterizzata all’esterno da resti dell’originaria decorazione in cotto dal bel colore rosso vivo, mentre all’interno vi figurano ancora consistenti tracce di affreschi dell’inizio del secolo XII: un Cristo Pantocratore, affiancato dai simboli degli evangelisti e altre figure di santi e profeti, nonché un paio di scene della passione. Altri affreschi del ‘400 di scuola bembesca decorano l’aula, che conserva anche interessanti dipinti provenienti da una grande chiesa francescana rasa al suolo in età napoleonica.
Accanto all’ingresso settentrionale della pieve, sorge tuttora integralmente conservato l’antico battistero, già trasformato in cappella e ora adibito a sacrestia, con al centro il basamento di un caratteristico fonte battesimale forse di età carolingia. Davanti a un gentile affresco di una Madonna del latte di fine ‘300 sorse nel 1599 un santuarietto, oggetto fino a oggi di profonda devozione da parte dei quinzanesi.
Camillo Pallegrino - La natività di Maria (post 1600)
La Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco nacque dopo il 1478 come cappella votiva contro la peste; fu poi ingrandita nel 1513, e divenne la chiesa vicinale della zona del paese a nord del torrente Savarona, il cosiddetto Mercàt. La vicinìa vi investì sempre molta cura, sono dimostrata dalle numerose opere artistiche che la chiesa contiene: in particolare i dipinti del presbiterio, opera del pittore cremonese Gian Giacomo Pasino, e il preziosissimo organo (probabilmente opera di Ercole Vavassori degli anni 30 del ‘600) che secondo gli esperti conserva quasi intatta la sua struttura fonica originaria, anche se purtroppo per mancanza di manutenzione è in disarmo da oltre mezzo secolo. Il campanile (1603), progettato e decorato dall’architetto Nicolò Alberghino da Lavena, è forse la costruzione più elegante che si trovi in paese
La Parrocchiale di San Faustino
La chiesa di San Faustino, parrocchiale dal 1600, sorge all’estremità settentrionale dell’altura che racchiudeva fino a metà del secolo XIX il centro fortificato, il cosiddetto Castèl. Nel ‘400 era una piccola cappella, progressivamente allargata su tutti i fronti fino a divenire un ampio edificio a tre navate. L’abside accoglie una pala del primo ‘500, probabile opera di Callisto Piazza, raffigurante Cristo risorto fra i santi Faustino e Giovita, titolari della chiesa e patroni del paese. Fra diverse altre opere d’arte di varia epoca, la chiesa conserva una bellissima Ultima cena (1646), considerata dalla critica il capolavoro del pittore Ottavio Amigoni, proveniente dalla soppressa chiesa delle Dimesse.
La Disciplina
Accanto alla parrocchiale sorge la disciplina dei Santi Bernardo e Martino, completamente affrescata all’interno da Andrea Bellanda (1645-46) e dotata di un originale matroneo, ma purtroppo chiusa al pubblico ormai da molti decenni.
San Faustino - veduta aerea
Informazioni e prenotazioni:
Touring Club Italiano
Tel: 3664378715
segreteria@clubtouringbrescia.it

Concerto a San Giorgio



Le iniziative a  Brescia di APERTI PER VOI del Touring Club Italiano

Paull Karagounis duo: Musica classica a tempo di JAZZ !
Il chitarrista Jazz Edoardo Baroni e il pianista classico Luca Capoferro eseguiranno musiche classiche a tempo di Jazz.

DOVE: Chiesa di San Giorgio Brescia

QUANDO: Domenica 21 Ottobre 2012, ore 21

Ingresso libero

PROGRAMMA
-) Beethoven: sonataop.13 2.mov,
-) Bach: preludio do maggiore - praeludium I BWV 870;
-) Bach: preludio do maggiore - praeludium I BWV 847;
-) Albeniz: El polo; Albeniz: Malaga;
-) Beethoven:Per Elisa;
-) Bach:praeludiumI BWV 811;
-) Mozart: 12 variazione sul tema "Ah, vous dirai-ie maman" - kv 265

Sabato 13 Ottobre

Le iniziative dei volontari Touring "Aperti per Voi" 
Sabato 13 Ottobre 2012, ore 21: Invito a concerto nella bellissima chiesa di San Giorgio

Gruppo Vocale “Cantores Silentii”
 “Musica polifonica sacra nel Rinascimento e nel primo Barocco”

Programma

Anonimo                                    “O maligno e duro core”
(fine XV secolo)
Loyset Compère                       “Virgo caelesti”
(ca. 1450-1518)
Josquin des Prés                      “Virgo prudentissima”
(ca. 1470-1521)                            “Ave Maria, Virgo serena”
Franciso de Peñalosa            “Sancta Mater”
(ca. 1470-1528)
Jachet de Berchem                 “O Jesu Christe”
(ca. 1505-1565)
Giovanni Contino                    “Caligaverunt oculi mei”
(ca. 1513-1574)i
Giovanni P. da Palestrina    “Popule meus”
(ca. 1525-1594)                            “O bone Jesu”
Placido Falconio                     “Tenebrae factae sunt”
 (ca. 1530-1595)                          “Sepulto Domino”
Luca Marenzio                         “Hodie Christus”
(ante 1550-1599)                        “Estote fortes”
Tomás Louis de Victoria     Ave Maria”
(ca. 1548-1611)
Felice Anerio                            “Ave, maris stella”
(1560-1614)
Floriano Canale                      “Asoramus Te, Christe”
(ca. 1541-1615)                           “Salve Regina”
Cesario Gussago                     “Beata es virgo Maria”
(ca. 1550-post 1620?)                  


www.cantoressilentii.it

Ingresso libero


Domenica 7 Ottobre

Passeggiata con guida nella Riserva Naturale "Sorgente Funtanì"


Quando: Domenica 7 Ottobre
Dove: Ritrovo al parcheggio della frazione Nalmase di Vobarno alle ore 14.30
Organizzazione: Touring Club Italiano, Club di Territorio Brescia
Informazioni e prenotazioni: Tel. 3664378715
Mail: segreteria@clubtouringbrescia.it 


La Riserva Naturale Regionale “Sorgente Funtanì”, situata nel Comune di Vobarno in frazione Nalmase, si trova sul versante orografico destro della Val Degagna, una delle principali valli laterali della bassa Val Sabbia. Le origini della comunità di Degagna, costituita da Nalmase e altre frazioni sparse nella valle, sono molto antiche e forse precedono addirittura le origini di Vobarno.

La via che da Vobarno  attraversa la valle, via Forno, ha segnato il percorso breve per arrivare a Capovalle, a Treviso Bresciano, a Idro e in Val Vestino. Fu utilizzata nei secoli, dai Lanzichenecchi, dagli austriaci, da Garibaldi, dalle truppe italiane durante la prima guerra mondiale.
La riserva naturale Funtanì ha un’estensione di 66 ettari ed è stata istituita nel 1985 a protezione della sorgente e del suo bacino di alimentazione per la presenza di alcune forme di vita rarissime (molluschi d’acqua), alcune esclusive del sito. L’ambiente della riserva presenta una vegetazione molto ricca e una sorprendente varietà di fiori (più di 400 specie), anche un buon numero di animali, che regnano sia nel bosco umido della parte della valle solcata dal torrente e altri anche nella parte alta della riserva dove l’ambiente si fa roccioso e più arido .
L’area della riserva, compresa nelle zone delle Prealpi bresciane, è di notevole interesse geologico.
Come si articola la visita: al seguito di una guida si entrerà in riserva attraversando il torrente Agna. Durante il percorso che porta alla sorgente verranno descritte le varie caratteristiche ambientali del sito. Adiacente alla sorgente sorge un cascinale che costituisce il Centro Studi della riserva. Al suo interno potranno essere osservati terrari e acquari.
Come si arriva alla Riserva:
Da Brescia seguire Via Triumplina fino al bivio per la statale del Caffaro n. 237 e proseguire per le “Coste di S. Eusebio”, risalite le quali si svolterà a destra per arrivare al paese di Vobarno.
La Riserva è raggiungibile anche da Rezzato, con deviazione in località Virle Tre Ponti (strada 45 bis) fino alla località Tormini dove c’è lo svincolo per la Val Sabbia. Da qui si raggiunge il paese di Vobarno.
Dal centro di  Vobarno (SP 14) si imbocca poi sulla destra via Forno fino alla frazione di Nalmase distante dal centro 1,5 km. In prossimità sempre su via Forno  verrà indicata la zona parcheggio, punto di ritrovo.

Equipaggiamento: Il terreno è privo di difficoltà. Sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trekking.


Palazzo Martinengo - Giornate Europee del Patrimonio


Palazzo Martinengo: archeologia e musica

In occasione delle Giornate Europee Europee del Patrimonio 2012 – “L’Italia tesoro d’Europa”, il percorso archeologico di Palazzo Martinengo sarà aperto grazie alla collaborazione con i Volontari di Brescia del Touring Club Italiano.
Nel giardino seicentesco antistante il percorso vi sarà un intrattenimento musicale dell'Associazione Sonorità del Liceo Musicale Veronica Gambara di Brescia.

Quando:       Il 29 e il 30 settembre dalle ore 10 alle 18
Dove:             Palazzo Martinengo, Via Musei, 30 Brescia

Non è necessaria la prenotazione
INGRESSO LIBERO


"Le Chiese di Brescia: Arte e Storia" - Le foto


"Le Chiese di Brescia: Arte e Storia" 

Le foto dell'evento


San Luca:





San Lorenzo:









Il tragitto da una chiesa all'altra:



S. Alessandro:








"Le Chiese di Brescia: Arte e Storia"

"Le Chiese di Brescia: Arte e Storia" 
Le chiese dell'antica Quadra di S. Alessandro

Quando: Oggi 23 Settembre, alle 14.45

Dove: Si parte dalla Chiesa di S. Luca in Via S. Martino della Battaglia, e si prosegue poi a piedi per la Chiesa di S. Lorenzo e di S. Alessandro

INGRESSO GRATUITO

Tre esperti di storia dell'arte esporranno in ogni sito una relazione che verterà su un aspetto di rilevanza storico-artistica della chiesa in cui si trovano (vedi programma)

Una guida turistica autorizzata accompagnerà i visitatori da una chiesa all'altra illustrando lungo il tragitto lo sviluppo urbanistico della città.

L'evento è organizzato dai volontari del patrimonio culturale TOURING CLUB ITALIANO con il patrocinio delle Parrocchie di S. Lorenzo, S.Alessandro e della Circoscrizione Centro

Le tre chiese resteranno aperte dalle 14.30 alle 17.30


22 Settembre 2012

Visita guidata a Palazzo Martinengo Villagana
Il Touring Club Italiano organizza per sabato 22 Settembre 2012 una visita guidata a Palazzo Martinengo Villagana, attualmente sede del Banco di Brescia. All'interno del Palazzo 700esco è possibile ammirare una preziosa collezione di opere d'arte.

Quando: 22 Settembre 2012
Dove: Brescia, Corso Martiri della Libertà, 13
Orario: 9.15 - Inizio visita ore 9.30

Informazioni e prenotazioni: Tel: 3664378715  segreteria@clubtouringbrescia.it 




Palazzo Martinengo Villagana:
E’ una delle più significative testimonianze di architettura di ispirazione palladiana in ambito bresciano. Di proprietà della famiglia Martinengo Villagana, fu eretto nella prima metà del ‘700. Nel 1907 fu poi acquistato dalla Banca San Paolo di Brescia che vi trasferì la propria sede nel 1926, dopo una consistente opera di adattamento curata dall’ing. Egidio Dabbeni per accogliere gli uffici della banca
I lavori apparvero estremamente complicati in quanto si dovette conciliare l’esigenza di ridurre a funzionale sede bancaria un’antica dimora gentilizia, soggetta ai vincoli della Soprintendenza ai monumenti, con l’improrogabile obbligo di lasciare intatte le linee esterne del palazzo. Durante la seconda guerra mondiale, a causa di un bombardamento, avvenuto il 2 marzo 1945, l’ala sud del Palazzo venne purtroppo quasi completamente distrutta e rifatta secondo gli antichi progetti.

La collezione d’arte:
Oggi l’edificio ospita gli uffici dell’istituto di credito Banco di Brescia e fa da scrigno ad un’ingente collezione d’arte, che si pone come uno degli esempi più interessanti nonché pregiati di collezionismo privato di ambito provinciale, seconda solo per qualità e numero alla Pinacoteca Tosio Martinengo.
Due linee di tendenza hanno determinato l’ingresso delle opere d’arte in collezione: la volontà di realizzare una raccolta di opere intimamente legate alla storia e all’arte locali, scelta dettata da contingenze di mercato che ha portato a fortunati e pregevoli acquisti. La collezione si costituisce da un lato di pregevoli dipinti di artisti locali, quali Foppa, Moretto, Romanino, Gambara, Ceruti e Inganni e dall’altro di dipinti appartenenti a varie epoche di ambito lombardo, fiorentino, piemontese, veneziano, siciliano e fiammingo. Con questa importante collezione d’arte il Banco di Brescia si inserisce perfettamente nel fenomeno del collezionismo bancario,una tipologia di collezionismo privato che si è sviluppata soprattutto nel secolo scorso e che si fonda sui principi della valorizzazione, salvaguardia, tutela e promozione del patrimonio culturale.

Appuntamento dal 30 Settembre a Montichiari

Il 30 settembre apre il Museo Lechi a Montichiari: arte e storia e grande collezionismo

185 opere d’arte tra dipinti disegni e stampe alle quali si aggiungono un importante servizio da tavola composto da un centinaio di delicate porcellane e una biblioteca di circa 1500 volumi di argomento storico-artistico.
Sono questi i numeri della cospicua donazione che il conte e notaio Luigi Lechi destinò al Comune di Montichiari nel maggio 2005 “come gesto istintivo di amore verso l’arte e la cultura”.


Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698 - 1767),Donna che fa la calza, 1730 ca., tela.  
La mostra inaugurale
Domenica 30 settembre ore 11.30: Inaugurazione del Museo  Lechi , Palazzo Tabarino
Il Museo Lechi apre le porte con una selezione di cinquanta dipinti scelti da uno specifico comitato scientifico composto da Francesco Frangi (Università Statale di Pavia), Alessandro Morandotti (Università Statale di Torino) e Paolo Boifava (direttore dei Musei di Montichiari), coadiuvati da un gruppo di studiosi che hanno sottoposto le opere in mostra ad un attenta ricerca storica individuando per alcune di esse nuove attribuzioni e scoperte sorprendenti circa l’antica provenienza da chiese ormai scomparse o da famiglie nobiliari estinte. Il Museo è ospitato nelle sale di Palazzo Tabarino (ex sede municipale), approntato nel corso del 2009 dopo importanti lavori di riqualificazione e di adeguamento museografico che hanno reso disponibili oltre 1500 metri quadri di superficie espositiva disposta su due piani oltre a spazi specifici per laboratori didattici, biblioteca e archivio.


La collezione di Luigi, Piero e Fausto Lechi
La scomparsa del conte Luigi Lechi nel novembre 2010 e il conseguente trasferimento a Montichiari della collezione, ufficialmente dichiarata dallo Stato di “particolare interesse storico e artistico”, ha avviato il lavoro di costituzione del museo, intitolato ai fratelli Luigi e Piero Lechi e destinato in futuro a conservare anche la collezione di quest’ultimo composta di altri 65 dipinti di alto livello artistico.
Luigi Lechi nasce a Brescia nel 1926, è secondogenito di Fausto Lechi (1892-1979) il grande storico che fu promotore, negli anni trenta del Novecento, delle prime mostre dedicate alla riscoperta della scuola pittorica bresciana, dal Quattrocento di Vincenzo Foppa all’Ottocento di Angelo Inganni passando per gli esempi di Girolamo Romanino, Alessandro Bonvicino il Moretto e Girolamo Savoldo. Per 42 anni, dal 1957 al 1999 Luigi Lechi esercita la professione notarile a Montichiari maturando un forte legame affettivo con la comunità monteclarense, un legame che certo ha avuto grande parte nella scelta della pubblica donazione
Le appassionate ricerche storico-artistiche del padre e la celebre ma travagliata storia delle collezioni di famiglia contribuiscono a indirizzare il gusto e gli interessi del giovane Luigi Lechi.
Dal 1961 iniziano così le ricerche e gli acquisti antiquari che daranno forma a una collezione che privilegia la scuola lombarda dal Cinque al Settecento con un particolare occhio di riguardo verso i protagonisti e i comprimari della cosiddetta “pittura della realtà” ricca di notazioni realistiche sulla quotidianità sociale di cui Giacomo Ceruti fu tra i maggiori interpreti oltreché ritrattista della famiglia Lechi nella prima metà del Settecento.
La collezione Lechi conserva infatti ben 7 dipinti del grande pittore di “pitocchi”, tra i quali -oltre ai ritratti di Angelo e Maria Gertrude Lechi - spicca per importanza la donna che fa la calza, vero e proprio capolavoro databile intorno al 1730 e in origine facente parte del famoso “ciclo di Padernello” realizzato dal “Pitocchetto” per una committenza aristocratica bresciana ancora misteriosa.


(fonte: Montichiari Musei)

Il Polittico del Paroto

E' ritornato a Brescia il Polittico del Paroto, splendida opera rinascimentale raffigurante la Madonna con Bambino e otto santi. Il prezioso quadro è giunto a Brescia giovedì 26 Luglio nella sede della Fondazione Cab, che ne ha effettuato l’acquisto presso la londinese casa d’aste Sotheby’s per 217 mila sterline ( circa 280 mila euro)

Il polittico del Maestro Paroto, dipinto nel 1447 per la pieve di San Siro a Cemmo è stato riportato nella sua "sede naturale", ovvero la nostra provincia, dopo due secoli di peregrinazioni. Opera fondamentale per la storia dell’arte bresciana, è un dipinto noto agli studiosi, anche perché dai resoconti ottocenteschi di Stefano Fenaroli si apprende che sulla tavola centrale erano un tempo visibili la data d’esecuzione, il rimando al committente e la firma “Parotus”, unica attestazione nota del nome di questo eccezionale artista lombardo di cui esistono ancora solo rarissime opere tra cui un altro polittico di proprietà del museo Bagatti–Valsecchi di Milano. Il dipinto, che decorava l’altare della Pieve, venne smontato e venduto. Pervenne prima nelle raccolte di Michele Cavalieri a Milano, poi nel 1873 nella collezione del banchiere Enrico Cernuschi a Parigi e negli anni Sessanta del Novecento l’opera ricomparve presso la Galleria di Daniel Wildenstein a New York dove venne prontamente riconosciuta e pubblicata da Gaetano Panazza, allora direttore dei Civici musei cittadini. Il valore storico documentario del Polittico è fuori discussione, anche se lo stato di conservazione appare per certi aspetti turbato da alcuni vecchi interventi.
Il dipinto rappresenta una Madonna con bambino e il committente. E’ attorniata da otto formelle, quattro per lato, contenenti a sinistra: Santo Stefano, San Ludovico, San Siro, San Giovanni evangelista; a destra: San Michele, San Giovanni Battista, Sant’Apollonia e Sant’Agata.
Inizialmente il dipinto, dopo un'analisi dello stato di conservazione da parte di un pool di esperti, sarà custodito nel caveau della Fondazione CAB e poi, a settembre, sarà esposto al pubblico che potrà ammirare uno dei più fulgidi esempi dell'arte rinascimentale bresciana.

A proposito di polittico....
Il polittico (dal greco polu- "molte" + ptychē "pieghe") è un dipinto (o rilievo) su legno o tela, costituito da più parti unite fra loro da una cornice fissa o da cerniere, in modo da creare sportelli richiudibili.
In genere poggia su una predella e può essere completato in alto da una cimasa. Se le parti che lo costituiscono sono due viene chiamato più precisamente dittico dal greco "diptykos" - piegato in due; se le parti sono tre viene chiamato trittico dal greco "triptykos" - piegato in tre. Può essere dipinto sia sul davanti (recto) che dietro (verso). A volte i pezzi che lo compongono sono fra loro scollegati e al suo interno ci possono essere composizioni minori, come dittici o trittici.
Nell'ambito della pittura religiosa in particolare, il polittico è stato spesso utilizzato come pala d'altare nelle chiese. In questo caso può raggiungere dimensioni notevoli sia in altezza che in larghezza, come il Polittico del Giudizio Universale di Rogier van der Weyden che quando è aperto misura 560 centimetri. Anticamente esistevano polittici molto più piccoli, usati nelle case per la devozione privata e addirittura trittici o dittici portatili da viaggio. I soggetti rappresentati nei vari scomparti erano scelti e disposti secondo un preciso programma iconografico, in modo da collocare i più importanti al centro della parte anteriore.
Il polittico fu molto amato nel Nord Europa dove, forse a causa delle condizioni climatiche, l'affresco ebbe molta meno diffusione (a differenza di quello che accadde in Italia). I polittici nordici in genere, detti anche Flügelaltäre (altari con le ali - dal tedesco Flügel), sono del tipo a sportelli richiudibili e spesso contengono sia parti dipinte che parti scolpite. In Italia si preferivano polittici fissi, formati da sole tavole dipinte. I secoli di maggiore diffusione dei polittici furono il Trecento e il Quattrocento.


La Pieve di San Siro a Cemmo
La pieve di San Siro è stata eretta nei pressi di Cemmo, frazione di Capo di Ponte, in una posizione panoramica aggrappata alla nuda roccia su uno strapiombo che domina il fiume Oglio.Uno dei monumenti più singolari della Valle Camonica, questa chiesa affonda le sue radici in una storia dal sapore leggendario: la si ricorda già esistente nel VII secolo, in epoca longobarda, quando fu fondata forse a seguito dell’intervento missionario in funzione anti-ariana voluto dal vescovo della città di Pavia Damiano, come dovrebbe dimostrare la dedicazione a San Siro, patrono appunto di quella città. Successivamente la tradizione locale ha tramandato che proprio San Siro, martire leggendario del IV secolo, fosse stato il primo propagatore del Cristianesimo in Valle Camonica, tanto che nel 1689 la Comunità di Valle lo deliberò ufficialmente come santo protettore del territorio. L’attuale struttura della chiesa, di stile romanico-lombardo, risale al XI secolo, periodo nel quale la pieve fungeva da punto di riferimento non solo della comunità cristiana, che qui si ritrovava per ricevere i sacramenti, ma anche della vita amministrativa, che si rifletteva nel pagamento di decime, canoni di locazione e rendite. Degli edifici adibiti ad abitazione del pievano e dei sacerdoti, che allora dovevano circondare la nostra pieve, non ne rimane oggi più traccia. A quei tempi la pieve di San Siro era il punto di riferimento di un vasto tratto di Valle Camonica che si estendeva a sud fino ai paesi di Losine e Braone, ed a nord fino a Paisco Loveno e Berzo Demo. Solo successivamente il suo potere venne sostituito dalla nascita delle parrocchie locali. Nel XVI secolo la pieve risultava già in decadenza, tanto che fu obbligatorio rifare il campanile che minacciava di cadere. Nel 1535 la chiesa di Santo Stefano ottenne il titolo di parrocchiale di Cemmo, grazie anche alla sua posizione più comoda racchiusa nelle mura del paese: così la pieve perse il ruolo di chiesa primaria anche nella sua stessa comunità. Nel marzo del 1580, durante la visita del Cardinale di Milano Carlo Borromeo, si segnalò sia che il tetto doveva essere rifatto, sia che bisognava murare la porta che si apriva verso settentrione. A inizio settecento la struttura della pieve era tanto precaria che crollò perfino parte del coro. Nel 1912 un ampio intervento di restauro fu compiuto ad opera dello Stato: vennero recuperati e riposizionati alcuni elementi del portale che erano caduti, venne rifatta interamente la parete settentrionale del coro, così come la copertura lignea del tetto, eliminando le volte a crociera della navate laterali ed il soffitto a cassettoni della navata centrale. Si intervenne una seconda volta nel 1921 rialzando il livello del pavimento nella parte centrale e della cripta, e un’ultima volta tra il 1992-1995 per interventi strutturali sull’edificio e sul campanile. Si può accedere alla pieve attraverso due percorsi: il primo aggirando e successivamente valicando il colle che la separa dal Pian delle Greppe e da Cemmo, il secondo salendo da una scalinata costruita negli anni trenta del novecento che la congiunge a valle con l’abitato di Capo di Ponte ed il fiume Oglio. La struttura si presenta disposta in direzione est-ovest, con gli unici portali d’accesso rivolti in direzione sud: ad ovest è infatti posizionato il campanile, mentre ad est le tre absidi danno direttamente sulla parete rocciosa che precipita sul fiume. La pieve si presenta con una parete in blocchi di pietra a vista sulla quale si apre nel centro del lato meridionale un portale in pietra bianca riccamente decorato con motivi vegetali e animali fantastici; sull’ingresso la scritta “HINC DS INTRANTES AD TE BNDIC PROPERANTES” traducibile con “Benedici, o Signore, coloro che da qui entrano e a te si affrettano”. L’interno è composto da tre navate che sono disposte su vari livelli: quello centrale più rialzato rispetto ai laterali; lo stesso presbiterio è notevolmente rialzato rispetto al resto della chiesa, anche a causa della presenza della cripta nel livello inferiore. Sul fondo della pieve sono presenti dei gradoni, che secondo la tradizione ospitavano i catecumeni che non avevano ancora ricevuto battesimo e che pertanto non potevano mischiarsi con i cristiani. Di notevole interesse sono le spesse colonne che dividono le navate, decorate da capitelli con motivi vegetali o figurati. Sulle pareti rimangono solo alcuni dei dipinti che un tempo dovevano decorare l’interno della pieve: sul lato sud una Madonna con bambino ai piedi della quale vi è una figura inginocchiata con un rosario in mano; sul lato opposto si trovano invece una Madonna dei mestieri, un battesimo di Cristo ed una raffigurazione di Maria ed un santo. Nella navata settentrionale è inoltre da segnalare una notevole vasca battesimale di forma cilindrica ricavata da un singolo blocco di pietra, mentre inserito in una delle monofore che compongono gli absidi vi è un’epigrafe romana riutilizzata che riporta “] Munatio / [Fr]ontoni / [Fr]ont(onis) Ponticia / [ma]rito”.Attraverso una ripida scala in pietra si accede alla cripta, un angusto ambiente interrato sotto il presbiterio che rispecchia la sagoma a tre absidi del livello superiore. Secondo alcuni gli elementi preromanici presenti nei capitelli e nelle colonne suggeriscono la presenza di un luogo di culto cristiano databile ad un periodo tra l’VIII ed il XI secolo. Le pareti della cripta, seppure in maggior parte imbiancate, presentano due affreschi molto rovinati e di difficile lettura, che dovevano però esser indice di una decorazione pittorica diffusa anche in questo ambiente.
Informazioni
Indirizzo: Cemmo, via Pieve San Siro.
Apertura: Da marzo a settembre, il sabato, domenica e lunedì, dalle 15.00 alle 18.00.
Contatti: Pro Loco di Capo di Ponte – tel 0364.426619. Agenzia Turistico Culturale comunale di Capo di Ponte – tel 0364.42104 – 334.6575628