Ore 10:00: Visita alla "Sala dei Cavalieri" di Palazzo Broletto
Il Palazzo del Broletto a Brescia custodisce un vero tesoro d'arte. Si tratta di una fascia di affreschi risalente alla seconda metà del Duecento, situata in una sala del sottotetto dell’ala sud del palazzo. Dopo il recupero strutturale, lo scorso ottobre 2012 è partito il restauro del prezioso ciclo pittorico che si è concluso nell’Aprile del 2013. Ora può essere finalmente ammirato in tutto il suo splendore.
Un affresco record di ben 52 metri di lunghezza, il più lungo d'Italia a tema profano. Il dipinto decorava la grande sala Consiglio che occupava tutto il primo piano del “Palatium Novum Maius”, sede del Potestà e del Consiglio generale, iniziato tra il 1223 e il 1226 e terminato verso la metà del secolo. Il salone che ospitava in origine questo ciclo di affreschi era imponenti e luminosissimo, avendo le pareti traforate da grandi polifore e bifore.
Durante il periodo della dominazione veneta il Palatium Novum Maius viene diviso su più piani per creare nuovi locali adatti ad ospitare le magistrature. A seguito della mutazione dell’assetto, il ciclo pittorico è finito in quello che è diventato il sottotetto di Palazzo Broletto. Le pareti furono in seguito nascoste da una mano di calce e in seguito anche da scaffali dell’Archvio Storico Civico. Dopo la guerra del 1945 l’Archivio fu sgomberato permettendo di ritrovare le pitture.
La decorazione rappresenta un pregevole esempio di pittura infamante: vi sono raffigurati, incatenati e dolenti, i traditori, i nemici del popolo, che in fasce sovrapposte vengono allontanati da Brescia, simboleggiata dalla sagoma di una porta della città. In una sfilata disonorevole tentano di nascondere il viso con le mani per la vergogna. Il Popolo bresciano, nominato forse in qualità di committente, nell’iscrizione didascalica che correda il dipinto, aveva qui inteso raffigurare i nemici del Comune, stigmatizzando il comportamento di quanti, per interesse personale, nei decenni precedenti avevano fatto incetta dei beni fondiari, dei censi e dei diritti fiscali spettanti alla collettività.
L’affresco costituisce uno dei casi più rilevanti di decorazione pittorica secolare sopravvissuti nelle “sale del potere” dei palazzi pubblici dell’Italia settentrionale. In esso, oltre alla raffigurazione di temi giudiziari (i Cavalieri incatenati), trovano infatti spazio, quasi si trattasse di una vera e propria antologia, buona parte delle tematiche più ricorrenti nel vocabolario impiegato dalla propaganda comunale nel basso Medioevo: scene storiche (la Pace di Berardo Maggi), soggetti religiosi (il “Polittico” e la Crocifissione, il San Cristoforo e i Santi vescovi), e “ritratti di funzione” (i Notai). Inoltre, il riconoscimento di più fasi di intervento permette di seguire un cambiamento proprio nell’uso propagandistico delle immagini, nel quale una prima fase in cui si mettono in scena vicende legate alla storia contemporanea del Comune lascia posto a raffigurazioni dai contorni più astratti e simbolici, dominate da soggetti sacri o sacralizzati.
Ore 20:00 -23:00 : Il TCI partecipa alla NOTTE DELLA CULTURA 2013 con l'apertura straordinaria dell'itinerario archeologico di palazzo Martinengo (Via Musei, 30)
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