Pandolfo Malatesta a Brescia


Pandolfo Malatesta a Brescia
Tra il 1404 e il 1421 Brescia fu capitale di un piccolo stato retto da Pandolfo III Malatesta, esponente dell'antica famiglia riminese e signore di Fano. Dopo aver ricevuto in pegno la città dalla duchessa Caterina Visconti, Pandolfo Malatesta approfittò della grave crisi in cui era piombato il ducato di Milano ed estese temporaneamente il suo dominio a Bergamo e a Lecco, diventando, per alcuni anni, uno dei protagonisti dei conflitti attraverso i quali si precisò meglio la nuova geografia degli stati territoriali del Nord e del Centro Italia. Nel 1407 fissò la sua dimora nel palazzo del Broletto, dove nacquero anche i suoi figli naturali avuti dalla bresciana Antonia da Barignano. Per questo ampliò il palazzo, lo arricchì di un porticato decorato con la rosa malatestiana e fece costruire la straordinaria cappella di San Giorgio affrescata da Gentile da Fabriano che soggiornò presso la sua corte dal 1414 al 1419. La corte di Malatesta ebbe fine nel 1421 quando, dopo essere stato sconfitto dal Carmagnola, Malatesta fu costretto ad abbandonare Brescia e a ritirarsi a Fano.

La Morcelliana ha pubblicato nell’Aprile 2012, con il sostegno della Fondazione Cab, gli atti di un convegno su Pandolfo Malatesta svoltosi a Fano nell’Aprile dello scorso anno. L’opera, intitolata “Nell'età di Pandolfo Malatesta. Signore a Bergamo, Brescia e Fano agli inizi del Quattrocento” ricostruisce la storia della dominazione malatestiana tra la Lombardia e l'Italia centrale. In particolare l'attenzione verte sulla capitale, Brescia, una delle maggiori e delle più ricche città lombarde: un centro urbano e un territorio che hanno dimostrato di possedere delle importanti potenzialità agrarie, commerciali e manifatturiere, soprattutto nei settori tessile e metallurgico. I contributi raccolti ed esposti in questo libro permettono di conoscere meglio un periodo e una dominazione fino ad ora poco studiati, e toccano questioni come l'assetto del territorio, la delimitazione dei confini e i modi della gestione agraria. Nonostante la precarietà e lo stato di guerra pressoché continuo, la corte malatestiana ebbe un certo splendore e vi confluirono pittori, artisti, letterati e musici, la cui attività è qui studiata, principalmente, grazie ai ricchi registri contabili.


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